3 ottobre 2005: l’Anello di Luce!

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Annular eclipse of October 3rd, 2005

Questa del 2005 è la prima eclisse anulare a cui abbia mai assistito, dopo quella totale del 1999. Già sapevo, ma ora posso confermare, che le eclissi anulari sono meno spettacolari di quelle totali, soprattutto se, come nel caso di questa, le circostanze geometriche prevedono la Luna significativamente più piccola del Sole (la cosiddetta magnitudine dell’eclisse); si tratta di un grandioso fenomeno naturale che, almeno una volta nella vita, non dovrebbe mai mancare nelle prede dell’astrofilo. E comunque, se come nel mio caso ci si conquista l’eclisse dopo un lungo viaggio in macchina, con un po’ di “suspense” e in compagnia di altri appassionati, be’… devo proprio dire che ne è valsa veramente la pena. Ma ora mettetevi comodi, e scorrete la pagina per sapere com’è andata questa mia avventura!

I preparativi

La fascia di “totalità” dell’eclisse (termine non esatto dal momento che non era totale) tagliava tutta la Spagna dall’estremo nord ovest alla parte sudorientale, per poi buttarsi nel Mediterraneo e riapprodare in Africa settentrionale. Per il buon compromesso fra accessibilità e statistiche meteo, avevo deciso di recarmi a circa 100 km a sud di Valencia, nel promontorio di Cap de La Nao, non lontano dalla linea di centralità; tuttavia, il luogo esatto non era stato stabilito a priori ma sarebbe stato scelto al momento. Ecco nel dettaglio la zona (immagine per gentile concessione di Jay Anderson):

Dopo numerosi contatti con alcuni amici, decido di andare in macchina insieme all’amico Marco Scardia, astronomo all’Osservatorio di Merate. Marco ed io ci saremmo poi uniti ad un manipolo di altri tre eroi che avevano deciso di venire dalla Lombardia in aereo: Lorenzo Comolli, Alessandro Gambaro ed Alberto Gianni.

Verso il 25 di settembre avevamo iniziato a monitorare da vicino le previsioni del tempo, che erano pessime per l’Italia, e complessivamente decenti per tutta la penisola iberica con qualche riserva – guarda caso – proprio per la zona dove avevo deciso di andare. Pur di non perdere l’eclisse, ero infatti anche disposto a percorrere qualche centinaio di km supplementari verso Madrid.

Nella serata di domenica 2 ottobre arriviamo a Denia; nel frattempo, Lorenzo e i suoi amici avevano individuato con precisione il sito osservativo su una collina quasi a strapiombo sul mare sopra Benitachell (coordinate: lat. 38° 43′ 09″.7 Nord, long. 00° 09′ 34″.0 Est, altezza 480 m slm, e a meno di 1 km in linea d’aria dalla linea di centralità); ci vediamo tutti insieme e ci diamo l’appuntamento per le prime luci dell’alba della mattina successiva. La serata è bella, con un cielo sereno e temperatura abbastanza fresca.

 

L’amara “sorpresa”…

Immaginatevi la “sorpresa” quando la mattina presto del 3 ottobre ci accoglie con un cielo quasi completamente coperto: un minaccioso banco di nuvole di Fantozzi ci staziona proprio sopra la testa e sembra poco intenzionato ad andarsene. Ecco come si presentava la situazione meteo sull’Europa alle 7.00 TMEC (5.00 TU) di lunedì 3 ottobre:

L’Italia (dove i nostri connazionali, a parte qualche manipolo di fortunati, non vedranno niente), appare quasi completamente coperta da un sistema nuovoloso molto compatto ed attivo. La Spagna, al contrario, appare quasi completamente sgombra, eccezion fatta per qualche banco nuvoloso sparso nella parte sudorientale, ivi compresa (caso strano) la zona dove eravamo noi, individuata dal cerchio azzurro.

Purtroppo non dispongo di connessione ad Internet, ma mi viene la tentazione di prendere la macchina e muovermi velocemente più ad ovest alla ricerca di uno squarcio fra le nuvole! Poi, la mancanza di tempo e l’incrollabile fiducia di Marco Scardia mi convincono a perseverare, e quindi verso le 7.45 giungiamo al sito prescelto dove i nostri compagni di osservazione erano arrivati poco prima. E così, con più di un pensiero rivolto verso il cielo, inizio a montare l’attrezzatura di ripresa.

Durante la fase di preparazione la coltre nuvolosa inizia a sfaldarsi, lasciando spazio a sprazzi di sereno e alimentando le nostre speranze. Ecco il Sole che, iniziando a fare capolino fra le nuvole, ci accoglie con i suoi timidi raggi verso le ore 8.30 locali:

Cloudy sunrise

Lo spettacolo è sicuramente di grande effetto scenografico, ma il pensiero di perdere l’eclisse lo è ben di meno! ;-). Ad ogni modo, si continuano i preparativi, mentre verso sud/sudovest il cielo si sta sgombrando in modo più deciso. L’aria è freddina (circa 14° C), ed è resa ancora più frizzante da un vento da Nord piuttosto teso.

Verso le 9.15, circa venti minuti prima dell’inizio del fenomeno (previsto per le 9.42 ora locale), il cielo verso sud si è completamente sgombrato, mentre verso est e nordest permane uno spesso strato di cumuli quasi stazionario attraverso il quale il Sole fa capolino solo in rari istanti. Il confine di quest’area nuvolosa è proprio sopra le nostre teste; più a sud e ovest le nuvole si sono infatti completamente sfilacciate, tanto che il promontorio di Capo della Nao, situato lungo la costa solo alcuni chilometri più a sud, si trova già da qualche tempo completamente inondato dai timidi raggi della nostra stella ancora molto bassa sull’orizzonte. Nel frattempo il nostro sito osservativo si è popolato di appassionati (alla fine ci saranno almeno una ventina di persone di varie nazionalità). Questa situazione ci fa venire, per un attimo, l’idea di sbattere in macchina in fretta e furia l’attrezzatura ormai quasi montata, per cercare di andare a rincorrere il cielo sereno; tuttavia desistiamo subito dal proposito per il fatto che, non conoscendo la zona, correremmo il rischio di perderci, non trovare un luogo adatto o peggio ancora essere rincorsi dalle perfide nuvole che evidentemente ci sono molto affezionate.

As you can see, we were not alone 🙂

L’inizio dell’eclisse!

Con nostro grande rammarico, le nuvole ci negano l’inizio dell’eclisse e i primi venti minuti abbondanti, durante i quali riusciamo soltanto a intravedere il disco solare ormai visibilmente intaccato dalla Luna. Poi, miracolosamente, quelle stesse nuvole si diradano in maniera più decisa, sgombrando l’orizzonte sud e lasciando il campo libero ai nostri sguardi e alle nostre macchine fotografiche. A questo punto, è venuto il momento di scaternarsi con le riprese, ciascuno secondo il proprio programma prefissato.

Per quanto mi riguarda, la mia attrezzatura è composta da: un teleobiettivo MTO 1000 f/10 su montatura Vixen GP, e a cui è agganciata una fotocamera digitale EOS 300D per le riprese ad alto ingrandimento, una Nikon F3 con obiettivo 50 mm f/1.8 e pellicola Fuji 100 ISO con la quale contavo, per la prima volta, di catturare l’intera sequenza dell’eclisse su un solo fotogramma. Va da sé che la sequenza verrà incompleta a causa della mancanza della prima parte dell’eclisse. Infine, una Nikon D100 con obiettivo da 35 mm è stata utilizzata per le altre riprese.

My setup. From left to right: Vixen GP + MTO + Canon EOS 300D, and a Manfrotto tripod with my Nikon F3 SLR.

Come già era successo nel 1999, man mano che il Sole viene coperto dalla Luna, la luce si fa sempre più tenue, con intensità simile a quella di un tramonto ma senza le tonalità cromatiche orientate al rosso tipiche di quest’ultimo. Nel contempo, le ombre diventano sempre più fioche e sfuocate, e durante le fasi di parzialità qualunque fascio di raggi che passi attraverso una stretta apertura (es. le foglie degli alberi, oppure, come vedremo, anche dei piccoli fori praticati in un foglio di carta) crea una piccola figura a forma di falce con le stesse caratteristiche del sole eclissato.

L’anello di luce

Finalmente, come del resto era nelle previsioni, intorno alle 11.00 TMEC la Luna, che per la sua distanza ha un diametro angolare apprezzabilmente inferiore a quello del Sole, appare tutta contenuta nel disco di quest’ultimo: ha inizio la fase di anularità che durerà poco più di 4 minuti; in questi momenti la luce ambientale raggiunge il suo minimo. Mentre sto scattando le foto in rapida successione (oltre trenta solo durante i pochi minuti di anularità, complessivamente oltre il doppio), noto un curioso effetto, particolarnente evidente in questa fase: le ombre delle cose e delle persone hanno i bordi sfuocati, sembrando come circondate da aloni concentrici. Il fenomeno è facilmente spiegabile, ed è analogo a quello che si ottiene illuminando uno stesso oggetto con almeno due fonti di illuminazione distinte, ad es. due lampadine. Normalmente si ottengono tante ombre distinte quante sono le fonti di illuminazione: ma se noi le avviciniamo molto fra loro mantenendole comunque a una certa distanza dall’oggetto illuminato, le ombre si sovrapporranno risultando modestamente sfasate. L’anello di luce del Sole eclissato è idealmente composto da infinite lampadine molto vicine fra loro, e contribuendo quindi a disegnare gli aloni concentrici di cui sopra.

Three consecutive moments of the annularity phase. From left to right: 11:00:20, 11:02:28 e 11:04:20 (am, CEST)

Un’altra differenza con l’eclisse totale del ’99 è che la temperatura non si è abbassata in modo così netto (5 – 6 °C) come era successo in quell’occasione: registriamo infatti una punta minima di circa 13 °C. C’è però da dire che la prolungata presenza delle nuvole e del vento avevano impedito all’aria di riscaldarsi in modo significativo. I controlli su Internet effettuati a posteriori suggeriscono comunque un picco pomeridiano non superiore ai 20 °C.

La fase di anularità dura ahimé troppo poco; appena essa è passata, possiamo rilassarci un po’ nel mentre che completiamo le nostre sequenze di immagini.

What happens when we punch a hole pattern into a map to form the “SPAIN” word? We get the same word, made up of small Sun crescents!
Myself fine tuning the pointing of my MTO

Conclusione

The full eclipse chaser team. From left to right: Lorenzo Comolli, Alessandro Gambaro, Alberto Gianni, Marco Scardia and myself.

Non c’è che dire, è stata davvero una bella avventura, condita anche da una certa dose di suspense della quale forse avremmo volentieri fatto a meno, ma che rinforza la soddisfazione per aver strappato alla dea bendata la vista di questo splendido fenomeno. Certamente è durata troppo poco, ma rimarranno numerose foto a testimonianza di questi momenti, che ognuno di noi ha vissuto in modo lievemente diverso e di cui serberà un personalissimo ricordo. Alla fine, mentre smontiamo la nostra attrezzatura cogliamo l’occasione per scambiare alcune amichevoli chiacchiere con gli altri appassionati (prevalentemente francesi e tedeschi) che abbiamo lì per caso trovato ad osservare l’eclisse. Ora ci attendono un bel pranzo a base di specialità locali e, nel caso di Marco e me, un bel viaggetto di ritorno di quasi 1400 km.

Un saluto a tutti e alla prossima eclisse!!

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